Salve, sollecitato dall’ultima puntata di Saggiopodcast, volevo anch’io condividere la mia scoperta del mac. Premetto che sono utilizzatore Apple dai tempi dell’Apple //e che acquistai nel 1984 o 1985, che possiedo ancora perfettamente funzionante e che occupa un posto d’onore nella mia piccola collezione di retro computer. Negli anni successivi la Apple svecchiò il progetto con dei kit “enhanced” oltre che con il “trasportabile” Iic e con il IIGS. Nel 1984 come ricorderete fu lanciato il MacIntosh ma era una macchina (come del resto il /// e il Lisa) assolutamente fuori portata della mia borsa, a quell’epoca ero studente. A malincuore ma pragmaticamente nel prosieguo degli studi e poi del lavoro dovetti adattarmi alle macchine DOS dalle quali per la verità ho avuto molte soddisfazioni e il pane quotidiano. Nel 1996 cambiai lavoro e da programmatore passai ad un incarico più generale di “tecnico e sistemista”. Erano gli anni delle reti Novell e successivamente Lan Manager e TCP/IP. Windows era alla versione 95 e il mac al sistemo operativo “classic” 6.x (mi pare). I miei contatti con le macchine Apple erano minoritari rispetto alla gestione delle dos-machine e delle macchine unix-like, ma erano comunque presenti. Giudicavo il sistema Mac molto rivolto all’elaborazione personale “leggera” (non ci occupavamo di grafica o suono) e lo trovavo abbastanza primitivo per via della mancanza del multitasking e della necessità di partizione la memoria manualmente fra le varie applicazioni. Verso il 2000 ebbi un avanzamento di carriera e andai a gestire come responsabile un settore aziendale particolare e “chiuso” in un certo senso. C’era anche lì un parco eterogeneo di sistemi ma solo un Mac del dirigente della struttura che si aspettava supporto tecnico. Non che le problematiche fossero particolarmente insormontabili: si trattava di installare qualche stampante, far funzionare la rete “mista” (si andava ancora di protocollo AppleTalk incapsulato su TCP/IP) e barcamenarsi fra le versioni di Office dos/mac che ovviamente cambiavano formato ogni volta che il buon Bill si alzava con il piede sbagliato… Nel 2001 il mio dirigente mi chiese di comprare per lui un portatile, ovviamente Apple. Gli ordinai un iBook e il suo entusiasmo nel riceverlo mi contagio al punto che, fingendo spudoratamente, dichiarai che non mi era possibile fare assistenza su un sistema che non conoscevo e che avrei dovuto prendere anch’io un Mac. Non fece obiezioni a patto che gli comprassi un iMac G4 come fisso (quello “a lampada” per capirci), mentre io, più tradizionalista, optai per un PowerMac G4. Tutto bene? Relativamente, nel senso che mi ritrovai con un Mac del quale conoscevo poco e un sacco di macchine Windows, anche server, che dovevo gestire e per le quali era richiesta una competenza abbastanza alta; parlo soprattutto dei servizi server. Mi ritrovai ad usare pochissimo il Mac ma ogni giorno andavo ripetendomi che avrei dovuto dedicarmi di più alla creatura di Steve Jobs perché quel suo OSX di estrazione Unix era notevole! Fra l’altro, non contento della versione OSX desktop, mi presi anche la versione server e cominciavo a giochicchiarci per vedere dove differiva dai vari Linux e dai sistemi BSD in particolare (sono sempre stato un cultore del sistema Unix BSD, retaggio della frequenza in certi lavoratori di informatica all’università). Presi quindi una decisione drastica: non accendere Windows per una settimana e cercare di lavorare solo con il Mac. Era una sfida: all’epoca c’erano centinaia di tools e utilities per Windows ma pochissime per Mac… Quella settimana si prolungò ad un mese, salvo qualche passaggio sul sistema Windows detto dalla necessità. Alla fine di quell’estate del 2002 realizzai che Windows non mi serviva e da allora l’ho sempre considerata una macchina “secondaria”. Ora uso i server Windows ma come desktop tengo delle installazioni su macchine virtuali e un PC a casa che tengo aggiornato (ora gira con Windows 10). Ho posseduto quasi tutte le versioni di Mac uscite dal 2003 in poi con l’eccezione di qualche generazione di portatili e dell’ultimo PowerMac (quello cilindrico) il cui costo farei fatica a giustificarlo nella mia attuale posizione aziendale che, come è nella logica delle cose, è passata dall’essere tecnica ad una più noiosa ma tranquilla mansione di coordinamento. Non possiedo l’iPad e nemmeno un iPhone; il primo non lo trovo utile per me e preferisco il mio Air del 2011 che non cambierei con nessuna altra diavoleria (finché funziona). Per quanto riguarda l’iPhone sono stato tentato qualche volta ma l’uso che faccio dello smartphone è abbastanza basico, l’azienda mi da in uso uno smart Android non top ma subito sotto e finora ho considerato il prezzo di questo oggetto eccessivo, anche se ne riconosco tutti i meriti e la qualità. Ovviamente in casa anche i figli (due) si sono adeguati ed entrambi usano il loro Powerbook, ho tenuto anche il mirrored driver doors che pilota stampante e scanner e mi serve come macchina “spare” per accedere alla posta o attivare una sessione remota sui sistemi aziendali in caso di emergenza e se mi trovassi a non poter usare l’Air. Ovviamente ho anche delle macchine “spente” fra i quali un PowerBook G4 con schermo da 17”: mi ha dato notevoli soddisfazioni, peccato che ora non supporti più le versioni di programmi che mi servono per i miei progetti personali di editoria. La considerazione conclusiva è questa: “se provate ad usare un Mac e non siete degli hacker incalliti o dei video-giocatori, non tornerete più a Windows, ma nemmeno a Linux!”. Buona giornata, Tullio Nicolussi http://www.jurassicnews.it